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  • Immagine del redattoreFrancesca Panarello

UNA GAMBA PER TROVARE LA VIA DI CASA

Qual è la terza gamba che radica a terra al punto che, avendola a disposizione, non c’è nemmeno bisogno di cercare se stessi?

Disponiamo tutti di una terza gamba per mantenerci più stabili?

L’assenza di questa gamba sgomenta e atterrisce o, al contrario, è la sua presenza a rendere liberi e gioiosi?

Soprattutto, cos’è, di cosa è fatta e a cosa serve la terza gamba?


Con questi interrogativi, sollecitati dalle parole tratte dal suggestivo romanzo di Clarice Lispector La passione secondo G.H., si apre “La terza gamba. Una via d’uscita dall’emergenza” Tab Edizioni 2020.

L’autore, Luciano Palladino, è psicologo e psicoterapeuta, ideatore del Progetto Divenire (Centro di formazione nel Training Autogeno e in psicoterapia Autogena) e responsabile dell’Unione Nazionale Italiana Tecniche Autogene – UNITA.

La terza gamba, è un vademecum di agevole consultazione, pubblicato a ridosso del periodo di restrizioni e confinamenti, causati dall’emergenza COVID-19.

Le novità improvvise, inaspettate, gli eventi traumatici e dolorosi, l’urgenza, che hanno caratterizzato la vicenda COVID e che, al tempo stesso, già facevano e continuano a caratterizzare le vite di molti, attivano frequentemente paure e ansie.

Le riflessioni e i suggerimenti dell’autore ben si adattano, dunque, a qualsiasi passaggio critico ed evolutivo che accompagna l’esistenza e sia segnato da disagio emotivo, perdita di lucidità e fatica nel trovare soluzioni.

Caratteristiche queste ultime, peraltro, molto comuni alle situazioni conflittuali, in genere, e a quelle vissute dai genitori separati e da chi sta accanto a loro.

In queste circostanze, si incorre in quella “sindrome della terza gamba”, descritta in apertura da Palladino, tipica del bambino, che intorno ai diciotto mesi, proprio quando sta facendo progressi verso una tappa della propria autonomia, appare, invece, regredire e vorrebbe stare sempre “appiccicato alla mamma”, come se, appunto, fosse la sua “terza gamba”.

Di fronte ai cambiamenti, da quelli apparentemente banali, come le contrarietà quotidiane – una fila alle poste, un contrattempo, il guasto di un elettrodomestico -, a quelli più complessi - causati dalla lite con un familiare o un collega, la perdita di un posto di lavoro, una malattia, è di comune esperienza non soltanto la sensazione di rimanere ingabbiati, di implodere o di sentirsi soffocati, senza respiro, ma, altresì, la percezione di perdere la capacità di comunicare in modo efficace e di decidere.


Cosa fare, se non aggrapparsi a certezze, memorie, abitudini (anche emotive) consolidate, cornici mentali?

Come sopravvivere se non appicicandosi alla terza gamba che conosciamo?


Una fatica inutile e per certi versi paralizzante, determinata da una sorta di incompetenza nel vivere gli stati emotivi più stressanti a causa di diversi fattori, tra gli altri cognitivi e neuronali, oltre che inconsci.

L’autore descrive l’effetto “sequestro emotivo” del ricorso spasmodico e, per certi versi automatico, alla terza gamba “più nota” e alle sicurezze (illusorie ndr) legate al suo utilizzo, offrendo una via di uscita, in quello che definisce “il miracolo della presenza mentale”.

Si tratta, di intercettare un’altra “terza gamba”, di spostarsi su un altro territorio, forse meno familiare “eppure così vicino e di nostra appartenenza”.

Uno spazio-tempo in cui vedere con occhi nuovi quello che accade e migliorare così la risposta agli eventi stressori, anziché reagirvi in forme, che finiscono con l’alimentare ulteriormente la paura e l’ansia.

Palladino invita a fare questo “viaggio”, in un certo senso per ritornare a casa, ciascuno presso se stesso, attraverso alcune pratiche motivazionali e di consapevolezza, tratte dalla meditazione proposta dal Maestro Thich Nhat Hanh e dalle tecniche di training autogeno (validate in campo scientifico); le une e le altre condensate con l’originale acronimo MetA, che sta per “metodologie autogene”.

L’insieme dei consigli pratici forniti dal vademecum ha come comuni denominatori due passaggi: l’ascolto della “macchina” con cui ci muoviamo nel mondo, il corpo, e la focalizzazione dell’attenzione nell’essere presenti nel momento, nel quieora.

Le pratiche spaziano dall’uso del respiro alle tecniche di distrazione, da come prendere consapevolezza dei movimenti del proprio corpo a come rilassarlo, fino ad un rapporto con il cibo non soltanto più salutare, ma anche multisensoriale e “multisenso”.

Si tratta di pratiche utilizzabili al risveglio, o nelle pause durante le giornate più vorticose; durante i pasti, per facilitare il riposo o per sostenere il peso delle miriadi di informazioni da cui siamo quotidianamente bombardati; per affrontare una notizia “catastrofica” o per facilitare la concentrazione.

Interessanti, infine, per le applicazioni attuali al sempre più frequente utilizzo delle piattaforme online - sia per motivi di lavoro, consulenza e didattici, oltre che di incontro personale - le considerazioni e i suggerimenti relativi alle potenzialità di cura delle relazioni, insite nella varietà degli strumenti descritti nel testo.

La sperimentazione delle MetA può rappresentare, dunque, quella terza gamba, utile a stabilizzare l’equilibrio nei momenti critici delle vita, in generale, e di ogni giorno: una terza gamba gentile e, all’ occorrenza flessibile, adattabile alle circostanze concrete e alle caratteristiche personali di ognuno; una terza gamba che, a volte, anche nei momenti più difficili, può consentire, in fondo, di sentirsi leggeri, liberi e vivi.

Francesca Panarello

Mediatrice Familiare AIMeF L. 4/13 e dei Conflitti a orientamento umanistico

Operatrice di T.A. - UNITA

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