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  • Immagine del redattoreFrancesca Panarello

A cosa servo ovvero l'utilità della mediazione

A chi dice di non capire "a cosa servo" e cosa intendo, quando dico che la mediazione non è un traguardo, ma un processo, di apprendimento.


- Non si capisce quello di cui parli e scrivi.

- Vuoi dire che non ti è chiaro?

- E' difficile.

- Da capire, intendi? Tu non lo comprendi?

- In un certo senso, sì... però è complicato.

- Per quello che comprendi, ti arriva faticoso da accettare?

- Se vuoi che ti seguano, che paghino la tua consulenza devi fare capire a cosa serve. Si deve capire perché, quello che che proponi, può servire a chi vive un conflitto.

- Vorresti comprendere, per esempio, perché potrebbe essere utile per te, per risolvere i tuoi conflitti?

- Ecco, sì.

- Se ti dicessi che dipende da cosa intendi per "risolvere i conflitti"?

- Risolvere i conflitti significa trovare una soluzione che mi faccia stare bene.

- Stare bene con te stessa, vuoi dire?

- Anche... Non avere rogne, seccature, fastidi, trovare una via d'uscita. Chi vuole stare male!?

- Quindi vorresti comprendere, se quello che propongo può servire a eliminare il problema.

- Certo, trovare una soluzione a un problema che mi crea un conflitto.

- Dunque, vorresti che proponessi una ricetta o una serie di regole pratiche per tirarti fuori da un problema.

- Per esempi... e per invogliarmi a rivolgerti a te.

- E' come imparare a leggere e ascrivere. Propongo un modo per "leggere e scrivere" il conflitto, dunque, per raccontarlo e viverlo. Nessun maestro ti spiega come si fa o a cosa serve leggere e scrivere. Un maestro ti mette in mano una penna, un quaderno e poi sta lì, accanto, mentre si fa esperienza della scrittura e della lettura. E a forza di farne esperienza, impari.

Quanto a servire, dipende dalle scelte personali...

Ecco, faccio questo: "accompagno" a fare esperienza del conflitto, a saperlo leggere e scrivere, a saperlo raccontare con parole nuove, in un certo senso a "ri-scriverlo".


"E' nel processo che si realizza la vita e il suo significato " Haruchika Noguchi


"Accompagno" nel dare un nome a quello che si prova, non per sguazzare nelle emozioni - di rabbia, odio, frustrazione, dolore - ma per contattare l'energia di quelle emozioni, cosa indicano, in termini di valore, di bisogni umani, che chiedono di essere accolti: bisogni di ascolto, riconoscimento, autenticità.


La soluzione del problema consiste nell'assumersi ognuno la propria responsabilità rispetto al conflitto e nel mettere in atto azioni concrete, coerenti con quei bisogni/valori.


"Accompagno" a cogliere l'importanza del percorso e di quello che si prova "mentre si corre", più del traguardo in sé, per dare valore a un processo di apprendimento condiviso, di conoscenza di se stesso e dell'altro. "Servo" a tenere il passo della relazione, a tenere il ritmo della corsa.



Saper leggere e scrivere quello che si prova, in un conflitto, orienta verso scelte responsabili.

Saranno i protagonisti della storia a decidere, insieme, cosa farne di questa esperienza, di questo apprendimento, e io continuerò a rimanere, per accompagnarli anche in questa scelta, fin dove vorranno.

Francesca Panarello

Mediatrice Familiare AIMeF L. 4/13

Mediatrice dei Conflitti a orientamento umanistico

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